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Massimo Carlotto, Prefazione a Terre Rosse, 2003

Dopo aver letto “Impasto perfetto”, romanzo d’esordio di Roberto Valentini, ho atteso con interesse e curiosità l’uscita di “Terre rosse”. Non solo perché stimo l’autore e apprezzo il suo stile di scrivere poliziesco ma anche perché mi sono subito affezionato a Carlo Castelli, il giornalista-detective creato da Valentini. Non è facile inventare personaggi seriali; il panorama del giallo italiano è piuttosto affollato in questo senso eppure Valentini ci è riuscito senza ispirarsi a modelli già consolidati. Certo, anche in Castelli si ritrovano alcune caratteristiche comuni a quasi tutti gli investigatori di carta, ma sono quelle imposte in qualche modo dal genere. Castelli è un personaggio profondamente “moderno”, in grado quindi di comprendere e descrivere la realtà che circonda le sue indagini.
Caratteristica fondamentale del giallo di qualità. Ex giornalista di successo, relegato in provincia per aver esercitato la sua professione con rigore ai tempi di mani pulite, non ha perso la voglia di ficcare il naso nei fatti di cronaca e nei bicchieri da degustazione. Castelli, infatti, è un raffinato intenditore di vini. Valentini lo definisce “sommelier dilettante” ma, a mio avviso, è riduttivo. La sua cultura enologica ha ben altro spessore. Le pagine in cui il nostro detective affonda il cavatappi nel sughero e descrive profumi e sapori di vini eccellenti sono di straordinaria intensità. Lo stesso titolo del romanzo ha il colore dei bordolesi importanti, sentori di vaniglia e proiezioni di menta di un cabernet sauvignon prodotto a Zola Predosa, a una manciata di chilometri da Bologna.
Ma in quelle “terre” vengono fabbricate anche le Ferrari, le leggendarie “rosse”. In questo romanzo Castelli indaga sull’omicidio di una donna, moglie di un noto avvocato e altrettanto noto collezionista di Ferrari e guida il lettore alla scoperta dell’universo che si è creato negli anni intorno alla fabbrica di Maranello.
Sullo sfondo luoghi e personaggi di una provincia ricca e di grandi tradizioni e anche l’Italia di oggi in un ritratto ben delineato e acuto, che completa quello iniziato con “Impasto perfetto”. Valentini ha costruito una trama complessa e avvincente, per nulla scontata e con un finale ben congegnato, dimostrando di essere un vero autore di poliziesco.
E poi questo romanzo è scritto bene. Davvero. Si legge d’un fiato, con l’unico rammarico di non avere sotto mano le bottiglie stappate da Carlo Castelli.

Massimo Carlotto

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